Per un buon insegnamento le qualità immateriali contano più delle migliori strategie

La relazione instaurata con gli studenti è un aspetto fondante dell’apprendimento e gli stessi studenti intervistati da Moore per un progetto di ricerca nel 2000 sulle migliori pratiche per insegnare, confermano come abbiano appreso meglio quando il proprio insegnante “li vede e li ascolta come individui, li aiuta a capire i loro punti di forza e quando permette loro di collegare ciò che stanno imparando con le loro aspirazioni future”.


In un articolo pubblicato sul sito edutopia.it a firma di Sarah Gonser, si presenta l’interessante ricerca di Kristina Rizga per la serie On Teaching di The Atlantic.
Kristina Rizga, viaggiando attraverso il paese per due anni, ha intervistato alcuni degli insegnanti più esperti d'America, per raccogliere le loro esperienze come professionisti e scoprire "ciò che li ha aiutati a far emergere il meglio dai loro studenti".
Il risultato è una raccolta di storie che toccano tematiche relative alla razza, alla cultura e di consigli su come insegnare da remoto.
Dalla interviste effettuate, emerge, innanzitutto, che insegnare non significa solo avvalersi di metodologie o strategie di insegnamento efficaci e all’avanguardia ma padroneggiare strumenti didattici cosiddetti “intangibili” che rispondono ai bisogni umani di una comunità in formazione, quali l’empatia, la gentilezza, il rispetto per gli interessi e le necessità di ogni studente. La scuola viene considerata un contesto imprescindibile, in cui stabilire profondi legami con gli studenti e, l’insegnante efficace è colui che trova il giusto equilibrio tra le pratiche didattiche funzionali all’apprendimento e una profonda attenzione ai bisogni della persona.
In seconda battuta, dalla ricerca di Kristina Rizga, sono emerse anche idee utili e costruttive che possono essere utilizzate nell’insegnamento a scuola.
Un primo aspetto importante che emerge dall’intervista all’insegnante di inglese di liceo, Pirette McKamey è quello della necessità di connettersi con ogni allievo, individualmente, osservandolo, ascoltandolo esprimersi, riconoscendolo nella sua individualità, in quanto “è facile perdere certi studenti e non vederli, non sentirli, spegnerli."
Moore, invece, racconta di un suo allievo, bravissimo in matematica ma con grandi difficoltà nella lingua inglese. Dopo aver trascorso del tempo con il bambino, scoprì che si illuminava quando discuteva di sport e famiglia, argomenti di cui lo ha, quindi, incoraggiato a scrivere, dando luogo a un miglioramento della scrittura. Lo studente divenne il primo dei suoi sei fratelli a conseguire un diploma di scuola superiore.
La relazione instaurata con gli studenti è un aspetto fondante dell’apprendimento e gli stessi studenti intervistati da Moore per un progetto di ricerca nel 2000 sulle migliori pratiche per insegnare, confermano come abbiano appreso meglio quando il proprio insegnante “li vede e li ascolta come individui, li aiuta a capire i loro punti di forza e quando permette loro di collegare ciò che stanno imparando con le loro aspirazioni future”. Quando, invece di riconoscere e sostenere lo sforzo degli studenti, l’insegnante si concentra su questioni minori come il ritardo o la cattiva grammatica, gli studenti riferiscono di sentirsi scoraggiati.
Un secondo aspetto assolutamente essenziale per una prassi didattica di livello è quello di trovare tempo e spazio per una riflessione accurata sul proprio lavoro.
McKamey, un altro insegnante intervistato, ad esempio, ha l'abitudine di trascorrere il tragitto scuola-casa riflettendo sugli aspetti osservati negli studenti, al fine di monitorare il loro coinvolgimento giornaliero nei confronti delle sue lezioni. "Ha notato, ad esempio, qualsiasi linguaggio del corpo che possa indicare disimpegno, come volti inermi o teste sulle scrivanie", scrive Rizga.
Il terzo aspetto sul quale si sofferma Kristina Rizga è legato all’importante supporto che possono dare le reti tra colleghi. Per molti educatori di esperienza il supporto tra pari è "la modalità principale per trasferire saggezza collettiva e acquisire conoscenze tacite che non possono essere apprese leggendo un libro o ascoltando una lezione”. Lavorando insieme, gli insegnanti possono agire intenzionalmente per identificare le strategie migliori per sostenere l’apprendimento, soprattutto nei riguardi di sfide molto complesse.
L’ultimo aspetto che si sottolinea è l’importanza della programmazione collegiale e della pianificazione in team, soprattutto relativamente a situazioni delicate.
Ad esempio, Rebecca Palacios, un'educatrice della prima infanzia a Corpus Christi, Texas, racconta come sia stato fondamentale lavorare con i suoi colleghi insegnanti per mettere a punto un programma di coaching per aiutare i genitori latinos dei suoi studenti in età prescolare a imparare a sostenere le capacità di lettura dei loro figli a casa.
 
 
 
 
 
 


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